Cresce, nella letteratura specializzata, l’evidenza a favore di un ritorno positivo per gli investimenti fatti nel campo dell’ergonomia e dei fattori umani.
Lo strumento dell’”analisi costo-beneficio” lo ha infatti dimostrato in numerosi settori, fra i quali le attività dedicate allo sviluppo informatico (software, computer, intranet e websites), all’ergonomia dell’ufficio e del posto di lavoro in generale, linee di produzione industriale, industria dell’automotive ed aerospaziale, salute ed industria petrolifera.
Una recente revisione (Goggins, 2008) di un’ampia mole di lavori scientifici (250 studi condotti su tipologie diverse di settings) ha sottolineato l’importanza di sviluppare un modello predittivo di analisi costo-beneficio che giustifichi l’investimento in un intervento ergonomico; tale modello deve essere basato su stime attendibili del beneficio derivante dall’intervento ergonomico, che attualmente è dimostrato per variabili quali: riduzione della patologie muscolo-scheletrica lavoro-correlata, perdita di giorni di lavoro, costi di compensazione verso i lavoratori, produttività, qualità, turnover ed assenteismo.
Vi sono, in particolare, settori per i quali è possibile una stima quantitativa del ROI (return on investment, ovvero il rapporto fra profitto ottenuto e costo sostenuto). E’ opportuno ricordare che gli esperti del settore distinguono tre tipologie di ROI: un ROI interno (derivante da interventi che apportano miglioramenti nella fase di sviluppo del prodotto o del servizio), un ROI esterno (miglioramento della redditività del prodotto/servizio derivante da un suo miglioramento nei confronti del cliente; segue necessariamente il precedente e si identifica con un incremento delle vendite e della quota di mercato, una riduzione dei costi relativi ai servizi di customer support); esiste infine un ROI “sociale”, ovvero, la percezione positiva collegata all’intervento ergonomico; questo può a sua volta coinvolgere sia la componente interna che quella esterna del ROI.
In sostanza, la domanda che viene sempre più spesso rivolta gli ergonomi è la seguente: “esistono numeri attendibili a sostegno della validità del vostro intervento?”. La letteratura internazionale fornisce effettivamente risposte misurabili a questa domanda. A titolo di esempio, è stato dimostrato un benefit compreso fra il 10.8% ed il 30% nel campo del redesign dell’assemblaggio (Lyon, 1997), del 15% per il redesign delle workstation (Hendrick, 2003), mentre per la fruibilità dei computer si arriva a valori compresi fra il 200% ed il 500% (Nielson, 1993). Valori ancora più elevati sono stati riportati per il redesign dei camion da trasporto (Hendrick, 2008).
E’ opportuno ricordare che il risultato finale atteso dall’intervento ergonomico (ritorno positivo dell’investimento fatto) deriva dall’azione su diverse variabili, per alcune delle quali l’obiettivo è volto ad un incremento (es.: semplicità d’uso, facilità di apprendimento, soddisfazione, fiducia, sicurezza & salute, soddisfazione, quota di mercato, produttività, raccomandazione di acquisto, ecc.) mentre per altre l’obiettivo è una riduzione del peso relativo (es. perdita di giornate lavorative, tasso di assenteismo e di turnover, frequenza di errori, tempo richiesto per il training, necessità di re design, costi del customer support, costi assicurativi, ecc.).
In effetti, se si considera l’elevato numero di variabili in gioco (l’elenco sopra riportato ha un semplice valore indicativo!) si può avere un’idea della complessità dell’intervento ergonomico, il che ribadisce ancora una volta la specificità del ruolo della figura dell’ergonomo in questo tipo di analisi/intervento. Tuttavia, si può senz’altro affermare che al giorno d’oggi le evidenze a favore dell’efficacia di questo tipo di intervento sono solide ed indiscutibili.
Per un’analisi più dettagliata dei fattori che sono alla base di questi risultati e per i relativi riferimenti bibliografici, il lettore può consultare la pagina Human Factors & Ergonomics a cura di Shaver & Braun su www.benchmarkrs.com.